Si è conclusa domenica 30 settembre a Venezia, sull’esclusiva isola di San Giorgio, la mostra Homo Faber. Ma chiamarla mostra è certamente riduttivo e inadeguato. E’ un termine quasi antiquato per l’innovazione degli allestimenti e l’avanguardia della curatela che ci ho visto applicati.
L’armonia delle parti
Non è facile provare a raccontarvi la grandiosità dell’evento, il livello del pregio dei pezzi esposti, l’esperienza vera e vissuta dei workshop, l’armonia delle parti in gioco. Le location, tra palazzi, piscine convertite e barche d’epoca, hanno certamente giocato un fascino tutto particolare. Alla fine della giornata mi sono resa conto d’aver percorso la più bella esposizione di artigianato mai vista in vita mia. E se pensate che di pezzi straordinari, per lavoro, ne vedo parecchi, vi rende la cifra di ciò che ho visto.
L’incanto dei pezzi, l’audacia degli intenti
Homo Faber ha come sottotitolo una promessa titanica: crafting a more human future. L’intento audace della mostra, magistralmente spiegato nelle tavole che accompagnavano l’esposizione, è perfettamente a livello della sua performance. Quello che mi ha sedotta, quasi più dei capolavori esposti, è stato certamente l’anelito con cui hanno allestito il tutto: la volontà di modellare un futuro più umano.
La cura della mostra e i suoi allestimenti esprimevano perfettamente quello che tra gli addetti ai lavori viene chiamato Marketing generativo, quello che si prende cura della narrazione del patrimonio dei valori e si sforza di trasportali con geniale innovazione nel futuro. Non esattamente un compito da comuni mortali, ma a fine corsa mi è parso ci fossero riusciti alla grande.
Ripartire da qui
Insomma, mostre come Homo Faber se ne vedono poche in Italia (lo sponsor infatti era tutto francese, ahimè) e lo sforzo titanico di riaffermare l’importanza del “saper fare” è alla base di un crescente sentire comune, quello di riportare equilibrio e armonia negli ingredienti del presente, e quindi del nostro futuro.
Si riparte quindi dalla bellezza, dalla capacità di immaginazione (divertenti le esperienze virtuali messe a disposizione) e della sua traduzione in opere per ricollocare il baricentro di una umanità che deve saper essere sostenibile, al meglio delle sue potenzialità.
Appuntamento al 2020, fatevi trovare pronti col biglietto in mano. Gratis, per di più.
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