Il paradosso del Made in Italy
La musica è finita, e anche l’estate, come sempre in un lampo. Un grazie caloroso a Vanna per essere stata la colonna sonora di questi ultimi mesi. E come ogni fine …
E per ultima, ma non per questo tale, è imprescindibile la funzionalità. Perché diciamocelo: se non è utile, serve a ben pochi. E “i ben pochi” non sono una massa critica sufficiente per il sostentamento del concetto. Che è quello che qui si vuole, promuovere un Made in Italy in tutte le sue forme espressive, bello, funzionale, sostenibile.
Può chiamarsi Made in Italy solo un prodotto, un servizio, un design che nascono qui, che respirano questa terra e lasciano su questa terra i semi per riprodursi. Un Made in Italy fertile, proiettato a rigenerarsi, è quello che concima lo stesso humus dal quale è nato. E questo è il primo dei tre valori su cui si basa: sostenibilità.
L’altro valore, l’estetica è di per sé ontologicamente Made in Italy. Come dire: se è Made in Italy è già per definizione bello. Ne è diventato sinonimo ormai, a pari merito con eccellenza.
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